Per l’appuntamento con “il disco del mese” in Soul Collection, in aprile abbiamo ascoltato l’album di Janet Jackson, The Velvet Rope; ce ne parla Francesco Favano.
Dopo il successo di album come “Control”(1986), il disco della sua svolta che diede il via al sodalizio con la premiata ditta Jam & Lewis (già musicisti di Prince e parte dei The Time), “Rhythm Nation 1814”(1989) e “janet”(1993), Janet Jackson pubblicava “The Velvet Rope”. Il lavoro traeva ispirazione dal crollo emotivo della sorella di Michael. Sin dall’adolescenza soffriva di anoressia, autolesionismo e depressione. E per far fronte a questi demoni, Janet creò nuovi brani dal notevole standard qualitativo fondendo R&B, soul, hip-hop, funk, dance, pop, rock e elementi trip-hop. Anche le tematiche trattate acquisiscono maggiore spessore, si parla di amore, sessualità, introspezione. Il risultato è uno dei lavori più complessi della carriera dell’artista di Gary, in cui il contemporary R&B, tipico di quella decade, veniva portato ad alto compimento e in una dimensione del tutto inedita. Anche la copertina dice tutto, con Janet a testa bassa e occhi semichiusi, e di sfondo il colore rosso a simboleggiare il dramma emotivo. Ed è proprio il periodo tormentato in seguito al Janet World Tour a fornire nuovi spunti artistici all’artista statunitense.
Parlando della scaletta, il disco si presenta multiforme e omogeneo al tempo stesso. Troviamo il singolone “Got ‘Til It’s Gone”, che campiona “Big Yellow Taxi” della mitica Joni Mitchell e arricchito da ottimi inserti rap di Q-Tip, che con il suo flow sussurrato e di ispirazione jazzata rende il pezzo coinvolgente e carico di groove. Si parla di razzismo in “Velvet Rope”, mentre “Free Xone”, grazie a un arrangiamento sperimentale elettro-funky, prende posizione contro l’omofobia e i pregiudizi sull’omosessualità. La sessualità viene anche trattata in pezzi come “Rope Burn” e “Tonight Is The Night” (dal repertorio di Rod Stewart), più spensierato l’altro singolo “Go Deep”, caratterizzato da ipnotiche ritmiche hip-hop. Il tema dell’AIDS viene cantato nella soul-dance di “Together Again”, di impronta jazzata è “I Get Lonely”, caratterizzata da ottime parti di piano elettrico Wurlitzer. Degne di nota anche “You”, autoanalitica e introspettiva, e la ballata densa e soulful “Every Time”, sulla gioia dell’amore per il proprio partner. Per il resto ci troviamo di fronte a un lavoro che fa della variegatezza la sua cifra stilistica.
A questo bisogna aggiungere anche l’importante apporto offerto da Jimmy Jam & Terry Lewis, ottimo duo di produzione e impeccabili musicisti e polistrumentisti, che in quel periodo hanno anche contribuito al lancio della brillante band neo-soul di Minneapolis Mint Condition, e che hanno alle spalle le migliori produzioni di artisti come Alexander O’Neal, Cherrelle e altre varie voci dell’R&B anni ‘80 e ‘90. I suoni vellutati, la presenza dell’orchestra d’archi a più riprese (c’è anche la violinista Vanessa Mae), i groove urban incalzanti e ovattati al tempo stesso, rendono “The Velvet Rope” un disco godibile dalla prima all’ultima traccia, grazie anche alle tematiche trattate, ora anti-omofobia, ora sulle relazioni amorose, ora autobiografiche e con riferimento al periodo della depressione di Janet. Tutto viene trattato con una certa scanzonatezza che non diventa mai superficiale, oltre che con un sound immediato ma allo stesso tempo ricercato e ricco di avvincenti soluzioni armoniche. La voce di Janet, pur non essendo particolarmente estesa, dimostra di avere dalla sua grande emozionalità, oltre ad amalgamarsi alla perfezione con i tappeti sonori. “The Velvet Rope” merita di diritto il suo posto tra i migliori album del soul-R&B anni ‘90, un emozionante viaggio in prima classe capace di scuotere l’animo, di offrire ottimi spunti di riflessioni e far passare circa 75 minuti di grande e coinvolgente musica.
Soul Collection Playlist:
1) Got ‘Til It’s Gone (ft Q-Tip, Joni Mitchell)
2) Together Again
3) I Get Lonely
4) Every Time
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